Domenica 23 Novembre alle 14.30, presso lo stadio del Rugby di Avezzano, scende in campo la nazionale femminile di rugby del coach Di Giandomenico per un importante test match contro la Scozia.

Abbiamo incontrato l’allenatore delle azzurre, a tre giorni dalla partita, per parlare del match e fare il punto sulla situazione.

Buongiorno Andrea e grazie mille per la disponibilità. Finalmente è  tempo di test match per la nazionale. Domenica arriva la Scozia. Quali le sue aspettative per questa partita?

 Da questa partita ci aspettiamo sicuramente delle conferme su quanto di buono abbiamo costruito in questi anni e allo stesso tempo, con l’inserimento di molte giovani giocatrici, seguitiamo a lavorare per dare continuità ad una squadra che deve ancora crescere, cominciando dal prossimo 6 nazioni.

  Quanto è cambiata, secondo lei, la nazionale scozzese rispetto alla squadra che avete sconfitto nell’ultimo sei nazioni e come pensa di impostare la partita?

 Sappiamo che la Scozia sta cercando di ridare slancio al suo movimento e la volontà di giocare questa partita lo testimonia; hanno dei nuovi innesti come noi, vedremo domenica lo stato di avanzamento lavori.

Per quanto ci riguarda cercheremo di imporre il nostro gioco, velocizzando i punti d’incontro  per creare spazi attraverso il movimento delle giocatrici; consistenza difensiva e nelle fasi di conquista.

 Febbraio è più vicino di quanto possa sembrare. Diventa quindi d’obbligo una domanda sul prossimo sei nazioni. Quali gli obiettivi della nostra nazionale prossimo torneo?

Si, il 6 nazioni è dietro l’angolo e questa partita è fondamentale come test di avvicinamento per ritrovare il ritmo e l’attenzione necessari;

già il torneo del 2015 sarà decisivo in chiave qualificazione per il Mondiale del 2017, quindi puntiamo sicuramente a vincere più partite possibile; ma sappiamo che i risultati verrano solo se riusciremo ad aumentare la qualità delle nostre prestazioni e quindi la nostra attenzione sui compiti individuali e collettivi.

Cosa pensa invece delle nostre avversarie nella competizione?

Nell’anno successivo al mondiale le squadre tendono a rinnovarsi; questo vale sicuramente per Inghilterra e Francia che riescono comunque a mantenere standard alti di prestazione; l’Irlanda unisce alla qualità delle sue giocatrici un gioco in velocità che risulta di grande efficacia; Galles e Scozia sono come noi alla ricerca di una crescita continua da valutare anno per anno (il fattore campo può incidere).

Ultimamente si è parlato della mancanza di un ricambio generazionale nel rugby.  In particolare, in ambito maschile, la percentuale di nazionali italiani giovanili che esordiscono in nazionale maggiore è bassa. Qual è, invece, la situazione nel settore femminile, considerando anche la continua crescita del movimento rugbistico femminile italiano? 

Non credo si possano paragonare le due cose, le esigenze richieste lo impediscono. Sicuramente il movimento femminile ha bisogno di tutte (e tutti: allenatori preparatori dirigenti) e la crescita dei numeri ci fa ben sperare; dobbiamo avere la capacità di aumentare parallelamente anche la qualità del lavoro di tutti i protagonisti del nostro movimento. Il fatto che a settembre in Svezia si sia svolto il primo Torneo Seven femminile U18 testimonia la necessità di anticipare l’attività internazionale delle giovani atlete finalizzata alla continuità e all’innalzamento del livello delle prestazioni; per noi è sempre stato capitale l’inserimento di giovani atlete che da subito hanno dimostrato di essere all’altezza e sono poi diventate punti di riferimento all’interno della squadra.

Ancora grazie ad Andrea e in bocca al lupo per Domenica

@minchiamedeo

Andrea Di Giandomenico